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“Abbiamo un piano B ma non ve lo mostriamo perchè altrimenti ci parano anche quello”. Così ha tuonato Antonio Conte ieri a margine del pareggio che ha determinato l’eliminazione della sua squadra dalla Champions. Una dura risposta quella del tecnico salentino nei confronti di Fabio Capello, che lo aveva accusato di non aver saputo dare un ‘alternativa in chiave tattica all’Inter durante la gara.
Naturalmente se il colpo di testa di Lukaku fosse stato leggermente più angolato o Turbin leggermente più basso, ogni tipo di critica al 3-5-2 si sarebbe rivelata fuori contesto, ma memore della partita ultra difensiva dell’andata da parte degli ucraini, una svolta che desse più velocità in fase di possesso e soprattutto una soluzione che rendesse meno monotono il gioco che cercava sempre la sponda su Lukaku o Lautaro, sarebbe potuta essere studiata.
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Inter, partita a senso unico: ma il gioco non è stato quello di sempre
Lo Shakhtar approdato a Milano, sapeva perfettamente che tipo di gara mettere in pratica sul terreno di San Siro. Gli ucraini non sono mai stati pericolosi e si sono preoccupati più di non prenderle il gol piuttosto che farlo. L’Inter però, dal suo canto, pur con tutti gli sforzi ampiamente da sottolineare non è riuscita a sorprendere l’avversario.
Non si è mai riuscito a creare un 1vs 1 in grado di creare scompiglio nella difesa di Castro, che ha posizionato tutti i suoi uomini sui due centravanti nerazzurri e i restanti che andavano a raddoppio continuo sugli altri. La pecca è stata anche non sfruttare il numero incalcolabile di calci d’angolo, nè tantomeno la fortuna si è messa dalla parte dei nerazzurri sul tiro di Brozovic e la traversa di Lautaro. La sensazione generale è che il Donetsk dopo la cinquina di agosto abbia cambiato completamente modo di interpretare le gara con i nerazzurri. Forse avrebbe dovuto fare lo stesso la Beneamata, cambiando il suo modulo per cercare di rendersi meno prevedibili durante i 180′ e segnare un gol che sarebbe stato la svolta.