- Continua a leggere sotto -
L’Inter in versione 2022/2023 è una contraddizione incredibile. La squadra nerazzurra è stata allestita in estate con il diktat preciso di non stravolgere gli equilibri preesistenti, puntando su colpi low cost in nome della solita sostenibilità finanziaria. Una buona rosa con diverse frecce all’arco del suo mister Simone Inzaghi, ma forse non abbastanza per affrontare tre competizioni al meglio. Sicuramente il percorso in coppa è stato finora esaltante, purtroppo non si può dire lo stesso per quello in campionato: sono stati troppi finora i passi falsi e i blackout totali, tanto da far storcere il naso anche al più ottimista dei tifosi. Ma dove iniziano e dove finiscono i meriti e iniziano le colpe di questa gestione?

Questione di costanza
Sicuramente questa complicata stagione si sta rivelando una vera e propria altalena di emozioni che ci sta mostrando due Inter completamente differenti, una capace di compiere delle vere e proprie imprese, l’altra assolutamente non all’altezza della situazione. Una sorta di Dottor Jekyll e Mister Hyde nerazzurro, dove sicuramente a regnare non è la costanza nelle prestazioni e nei risultati.
- Continua a leggere sotto -
L’Inter vince e convince, mentre quando perde mostra grandissime lacune sotto tutti i punti di vista, dalla sfera tecnico-tattica fino a quella psicologica. Quello che davvero sta mancando è una vera e propria identità di squadra, dato che quando comincia una nuova partita nessuno sa davvero quale versione dell’Inter scenderà in campo.

La gestione di Marotta: pregi e colpe
Sicuramente in questa Inter assemblata tra mille difficoltà, la mano dell’amministratore delegato Beppe Marotta c’è e si vede. I colpi low cost, i parametri zero e i prestiti vantaggiosi sono stati il cavallo di battaglia delle ultime sessioni di calciomercato. La vera perla resta anche adesso l’acquisto di Hakan Calhanoglu per sostituire Christian Eriksen, mentre la scelta di comprare, cedere e riprendere Romelu Lukaku è stata a livello finanziario un capolavoro, ma al momento un successo sul campo solo in parte.
- Continua a leggere sotto -
Col passare degli anni è stata allestita una rosa forte nei singoli, ma povera di vere alternative di livello. La cosiddetta “panchina corta” è sempre stata una problematica seria sia per l’allora tecnico Antonio Conte che per l’attuale allenatore Simone Inzaghi. Il dover per forza cedere per acquistare, la necessità di sacrificare i propri big in nome del bilancio e il budget ristretto per le operazioni in entrata sono state un grosso limite per ogni trattativa.

A ciò si aggiunge anche una limitata lungimiranza per i proverbiali “colpi in prospettiva”: negli ultimi anni la fiducia nei confronti dei giovani talenti è stata praticamente nulla, tanto che sia dall’estero che dalla primavera non si sono visti volti nuovi in grado di dare freschezza ad una rosa la cui età media è sempre più alta.
La costante necessità di risparmiare e di contenere i costi limitando le perdite si sta rivelando nel tempo un’arma a doppio taglio, tanto che la situazione relativa al futuro di Milan Skriniar è lo specchio di una gestione poco oculata, che non ha in serbo un vero piano B e non pone la società in una posizione di vantaggio. Le prossime finestre di mercato si preannunciano sulla falsa riga delle precedenti, con l’Inter che punterà con ogni probabilità ancora sull’usato sicuro e sul risparmio piuttosto che voltare pagina.

La gestione di Inzaghi: pregi e colpe
Parlando di campo, di tattiche e di risultati c’è da fare un ragionamento su più piani. Sicuramente parlare di moduli non basta per definire una situazione nel suo complesso, ma può essere un ottimo punto di partenza per sviluppare un’analisi più approfondita. Il 3-5-2, e in particolare la difesa a tre, è un dogma, non si tocca a quanto pare neanche in inferiorità numerica o in partite che stanno prendendo una piega negativa.
- Continua a leggere sotto -
La capacità del tecnico Simone Inzaghi di leggere le partite secche è probabilmente il fiore all’occhiello di questa Inter, che si è ritrovata spesso nei match decisivi a far voce grossa con prestazioni maiuscole. Viene naturale pensare alla doppia sfida di Champions League col Barcellona, ma anche alle più recenti gare contro Napoli in campionato e Milan in Supercoppa Italiana. La squadra nerazzurra nelle gare da dentro o fuori si esalta, copre bene il campo e attacca in maniera efficace gli spazi.

Il rovescio della medaglia si concretizza sul lungo percorso, quando c’è da dimostrare continuità nelle prestazioni offerte. Ed è in quel momento che gli exploit nei big match perdono un po’ di valore nel momento esatto in cui l’Inter spesso e volentieri non riesce a far girare palla, subisce troppi gol e sembra quasi commettere in maniera recidiva gli stessi errori.
Il percorso fatto in questo campionato è la rappresentazione perfetta di un’Inter incompiuta capace di mettere a nudo tutte le sue debolezze, dalla mancanza di reali alternative di livello fino alla poca capacità del suo mister di motivare gli uomini che scendono in campo. Come gioca allora l’Inter? A volte benissimo, a volte malissimo. Ma non è tanto la qualità altalenante del gioco espresso a fare paura, quanto la sensazione che a volte l’intera squadra stacchi la spina senza un motivo preciso.

Conclusioni e prospettive future
A tutto ciò ovviamente si aggiunge la componente psicologica che sta inevitabilmente influendo nell’ecosistema di squadra. Con gli elementi appena analizzati, quali sono i margini di miglioramento per questa Inter? Sicuramente si può e si deve far meglio, ma ovviamente la poca disponibilità finanziaria nel mercato deve per forza di cose mettere dirigenza nelle condizioni di “osare” leggermente di più sia per quanto riguarda il settore giovanile che per quanto concerne i colpi più in prospettiva e lo scouting.
- Continua a leggere sotto -
Continuare a tamponare le falle della squadra con parametri zero e calciatori esperti che ormai hanno raggiunto una certa età non può essere una soluzione che porta risultati a lungo termine, mentre continuare a perseverare in campo commettendo sempre gli stessi errori tecnici e tattici può rivelarsi una strategia più che controproducente. Perché il sogno dei tifosi è quello di tifare una Pazza Inter e non di ritrovarsi inesorabilmente ad assistere ad una rappresentazione grottesca di Dottor Jekyll e Mister Hyde.