Inter, i sogni nerazzurri di Zenga: modelli e obiettivi dell’Uomo Ragno

Walter Zenga continua a coltivare il sogno di diventare l'allenatore dell'Inter: l'intervista all'Uomo Ragno, tra obiettivi e modelli di vita

Francesco Monda  - Autore
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Ai box da tre anni, dopo aver guidato il Cagliari in piena pandemia e aver chiuso il campionato a dieci punti dalla terzultima, Walter Zenga si sente ancora un allenatore, con il sogno sempre vivo di sedere sulla panchina dell’Inter. In un’intervista a Sette, vale a dire il magazine del Corriere della Sera, l’Uomo Ragno ha ripercorso la sua carriera, a partire dal suo esordio tra i pali della Beneamata: “Era il mio sogno di bambino che si avverava: tifavo Inter da sempre, andavo in curva, avevo fatto il raccattapalle a San Siro. E finalmente, dopo anni in provincia, tornavo a casa”. 

Inter, Zenga e quel sogno sempre vivo: “Mi manca solo la panchina nerazzurra”

Dopo essere stato premiato, nel 2018, con il riconoscimento della Hall of Fame della storia dell’Inter, Walter Zenga non ha smesso di coltivare i suoi sogni riguardanti la panchina nerazzurra, l’unico traguardo ancora non raggiunto nella sua vita con la sua squadra del cuore: “Allenare l’Inter è un sogno e lo è sempre stato. Ho fatto tutta la trafila delle giovanili, ho lavorato in sede, ora sono una legend. Nella vita è importante inseguire un grande sogno, poi fa niente se si avvera o no. La mia soddisfazione è che ancora oggi per strada i tifosi dell’Inter mi accolgono come se avessi smesso di giocare l’anno scorso. E anche quando qualcuno di un’altra squadra mi dice cose poco carine, non mi offendo: vuol dire che un segno l’ho lasciato nonostante l’ultima partita ufficiale sia stata l’11 maggio 1994″.

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Inter, da Uomo Ragno alla panchina: “Primo tifoso dei miei calciatori”

Non c’è dubbio che, tra la carriera in mezzo ai pali e quella seduto in panchina o a bordocampo come allenatore, Walter Zenga abbia lasciato maggiormente il segno nel corso della prima, nonostante, tuttavia, un serie di connessioni solide stabilite con i suoi calciatori, nel corso delle sue avventure in panchina: “Sono mourinhiano: dove vado, divento un ultrà dei miei ragazzi. Ho avuto tanto da Catania e Palermo. A Crotone ho lasciato l’anima. Poi la Sampdoria, il Venezia. Ogni città mi ha dato qualcosa. La mia fortuna è che ho sempre avuto un piano B per non stare a casa in attesa d’una telefonata. Ho fatto radio, tv. Mi fa arrabbiare il fatto che Amadeus non mi abbia invitato a Sanremo. Siamo due interisti sfegatati”.

Inter, Zenga ricorda i suoi compagni: “Hanno fatto tutti qualcosa di importante”

Se si parla di connessioni stabilite in mezzo al campo, non si può non ritornare ai tempi in cui Walter Zenga era calciatore e alla parata di campioni di cui ha fatto parte. Nel corso della sua intervista al Corriere della Sera, l’ex portiere dell’Inter ha ricordato alcuni dei suoi compagni di viaggio, con una menzione speciale per coloro che sono scomparsi da poco: “Abbiamo perso prima Mihajlović, poi Vialli e Tacconi è ancora in ospedale. Queste sono coltellate. In Supercoppa a Riyad ho rivisto Ferri e gli ho detto di cambiarci e scendere in campo a giocare. E’ bello vedere che gli altri fanno qualcosa di importante: Maldini dirigente del Milan, Costarcurta e Bergomi impeccabili commentatori di Sky, Riccardo Ferri team manager dell’Inter. A Doha ho incontrato Klinsmann e ci siamo abbracciati come se fosse stata la fine di una partita”. 

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