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D’altronde gli interisti sono abituati. Nel 2010, appena uscito dal Santiago Bernabeu di Madrid, José Mourinho saliva in un’auto per andare a firmare con il Real. L’anno scorso, dopo aver segnato due gol strepitosi in finale di Coppa Italia contro la Juventus, Ivan Perisic davanti a un microfono nel post-partita faceva capire ai suoi tifosi, con qualche giro di parole, che non avrebbe rinnovato. Quindi destinazione Tottenham, alla corte di Antonio Conte, che aveva lasciato l’Inter esattamente un anno prima.
Vedere Perisic a Londra con il tecnico con cui il tricolore si era tinto di nerazzurro non ha costituito esattamente la realizzazione di un desiderio per i sostenitori interisti, per tanto tempo assaliti da una “Nostalgia Canaglia“, come quella cantata da Al Bano e Romina a Sanremo nel 1987. Perisic sembrava essere insostituibile, un esemplare non replicabile nel terreno di gioco di San Siro. Lo si è rimpianto ancor prima di perderlo, ma forse, oggi, l’Inter ha un nuovo padrone su quella fascia: Federico Dimarco.
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Inter, Dimarco e un’Odissea tutta nerazzurra
Nell'”Odissea” Omero racconta delle vicende vissute da Ulisse dopo la guerra di Troia nel suo viaggio di ritorno verso casa. Alla continua ricerca di Itaca, l’eroe greco si trova a passare attraverso tante prove in diversi luoghi prima di arrivare alla sua meta. Dimarco per tornare a casa ha impiegato tanto tempo, ha superato non poche difficoltà e, ciononostante, ha dovuto anche dimostrare sul campo di essere uno degli eroi che il popolo nerazzurro merita di avere.
Dopo una trafila nel settore giovanile, esordisce in gara ufficiale con la maglia dell’Inter l’11 dicembre 2014 in Europa League a San Siro contro il Qarabag e in Serie A il 31 maggio 2015 contro l’Empoli. Da quel momento in poi, una serie di prestiti: prima Ascoli, poi Empoli, passando per Sion e Parma (con la cui maglia punì i nerazzurri segnando un gol a settembre 2018) fino a Verona. Qui la consacrazione con Ivan Juric, con cui riesce a esprimersi con qualità sia nella difesa a tre sia come quinto di centrocampo.
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Inter, il ritorno di Dimarco e il feeling con Inzaghi
Dopo l’avventura con l’Hellas Verona e una stagione con 5 gol e 5 assist, Dimarco è tornato all’Inter. In panchina, al suo primo anno in nerazzurro, c’è Simone Inzaghi, che è intenzionato a sfruttare al meglio la grande duttilità del suo nuovo numero 32. Per tutta la stagione si alterna a Bastoni nel ruolo di braccetto di sinistra nella difesa a tre, sfruttando la sua progressione e la sua capacità tecnica nel supporto proprio a Ivan Perisic su quella fascia.
All’inizio di quest’annata, però, le esigenze sono cambiate. Perisic è andato al Tottenham e quella parte di campo non trova un padrone. Gosens non trova la forma e non convince Inzaghi, che, non dopo qualche tentennamento, decide di affidarsi proprio a Dimarco. Lui accetta la sfida di buon grado e riesce, in poco tempo, a far dimenticare ai tifosi nerazzurri l’amato vecchio proprietario di quella fascia. Prestazioni autorevoli in campionato e in Champions League e poi il gol nel derby in Supercoppa Italiana.

Inter, Dimarco l’erede di Ivan Perisic
Servirà ancora tempo perché in campo faccia lo stesso che ha fatto il suo predecessore, ma per adesso i presupposti sono più che buoni. Federico Dimarco si è preso l’Inter e l’ha fatto in poco tempo. Aveva detto, in un’intervista di novembre a La Gazzetta dello Sport: “Scendere in campo con lo stemma dell’Inter sul cuore è semplicemente la cosa più bella del mondo“. Un’interista, milanese, che fa alzare in piedi San Siro in ogni partita.
Probabilmente rimarrà nei cuori nerazzurri anche più di Perisic. Quella nostalgia canaglia, forse, è scomparsa. Si è dissolta nel rumore del piede mancino che impatta il pallone, nelle lacrime dopo aver perso lo Scudetto all’ultima giornata, nelle melodie dei cori cantati dopo aver alzato un trofeo. Riprendendo il parallelismo con l'”Odissea”, risulta utile il verso più famoso del poeta greco Konstantinos Kavafis: “Sempre devi avere a mente Itaca“. Dimarco non ha mai dimenticato casa e, appena ha potuto, l’ha raggiunta e onorata. Nel suo stile.